Invito a leggere due interessanti articoli apparsi oggi sui settimanali “Sette” e “Il Venerdì di Repubblica” sul tema e sul ruolo che può e deve avere la cultura a tutti i livelli e in tutti i luoghi della nostra società e del nostro Paese: si tratta del racconto di due iniziative – un film, “Sbarre”, sulla vita dei detenuti del carcere di Sollicciano (FI), e un concerto dell’Orchestra Polifonica Nazariana nel carcere di San Vittore a Milano – che aprono una finestra sul mondo del carcere, avviando percorsi importanti di cultura.

Percorsi e modalità diverse ma con un fine comune e sovrapponibile: aprire e fare luce all’interno delle strutture penitenziarie attraverso il cinema, la musica, il teatro e la creatività.

Iniziative che hanno un impatto non solo di immagine o temporaneo, ma che avviano dei percorsi importanti di recupero e di rieducazione dei detenuti attraverso la cultura e il recupero dell’identità e di un altro modo di leggere e vivere la propria realtà: un dato su tutti, citato dal referente artistico del progetto teatrale nel carcere di Rebibbia: nelle strutture italiane i recidivi sono circa il 65% dei detenuti, ma tra coloro che si sono occupati di teatro o di cultura durante il periodo detentivo, solo il 6% ritorna in carcere.

 

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