Da quando ho accettato l’incarico di Sottosegretario, mi sono subito resa conto che tra i molti delitti che l’Italia compie sul proprio corpo culturale, vi è anche la mancata valorizzazione di una tradizione di studi e di capacità professionali in questo campo che tutto il mondo ci invidia. Se penso alle difficoltà anche di gestione corrente con cui è costretto a misurarsi ogni giorno l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, oppure l’Opificio delle pietre dure, oppure l’Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario, i pensieri che corrono sono di frustrazione e amarezza. Oggi però il Ministero ha voluto battere un colpo.

La pubblicazione del bando per l’acquisizione della qualifica di collaboratore restauratore riapre infatti una procedura che, dopo aver subito una battuta di arresto, finalmente potrà dare un definitivo riconoscimento ad un settore professionale che rappresenta una delle eccellenze del Paese. Il campo degli operatori del restauro costituisce del resto, una realtà composita, spesso costituita da giovani fortemente motivati e dotati di una formazione tecnica di eccellenza, e che da tempo avverte l’esigenza di una chiara identificazione professionale. Un riconoscimento necessario e dovuto. Occorre dare spazio e ruolo a questi giovani. Finalmente ora abbiamo un bando, che dà applicazione ad una disciplina transitoria tesa a garantire una selezione degli operatori del restauro basata su un’adeguata formazione o su una comprovata esperienza condotta nell’attività di restauro.

Una giusta valorizzazione di competenze e talenti che il mondo ci invidia e un investimento su ciò che sappiamo far meglio.
E quindi un passo deciso verso un futuro per il nostro Paese basato su competenza, talento e merito.