Invito a leggere l’intervista rilasciata da Mario Monti al settimanale tedesco Die Zeit in occasione del discorso sull’Europa tenuto al Senato della “Città Libera e Anseatica di Amburgo” il 13 ottobre 2014.
Si parla di Italia, Germania, della crisi e del futuro dell’Unione Europea.

Il testo dell’intervista tradotto:

DIE ZEIT: Signor Monti, la Germania viene criticata a livello internazionale per la sua politica di rigore economico. Il governo federale contribuisce ad un nuovo aggravamento della crisi?
Monti: Sì.

DIE ZEIT: In che modo?

Monti: Il governo federale ha oggi un margine di manovra che gli consentirebbe di sostenere la congiuntura in Germania, senza rinunciare affatto ai principi di una sana gestione di bilancio e anzi rendendola più solida. Anche l’Europa ne trarrebbe vantaggio.

DIE ZEIT: Perché questo non avviene?

Monti: Le racconterò un aneddoto. Quando nel febbraio 2012 incontrai per la prima volta Barack Obama alla Casa Bianca, il Presidente per prima cosa mi chiese consigli su come impostare le discussioni di politica economica con la Cancelliera Merkel per indurre la Germania a sostenere maggiormente la crescita. Gli raccomandai di cercare di comprendere la preferenza dei tedeschi per la stabilità, una preferenza che condivido; e, piuttosto che invocare una ripresa attraverso lo strumento generico della spesa pubblica in disavanzo, di focalizzarsi invece sugli investimenti pubblici. Questi sì che, a differenza della spesa pubblica di consumo, anche se sono finanziati in disavanzo non si limitano a sostenere la domanda oggi ma creano maggiore offerta in futuro. Ciò giova sia alla crescita, sia a rendere la stabilità durevole nel lungo periodo.

ZEIT: Cosa gli ha detto?

Monti: Lo invitai a tenere sempre presente che nel pensiero tedesco l’Economia è tuttora considerata un ramo della Filosofia morale. La crescita è vista come la ricompensa a comportamenti economici corretti dal punto di vista morale, da parte dell’individuo, della famiglia, dell’impresa, dello Stato.

DIE ZEIT: Non è così?

Monti: Di solito sì, io penso. Ma non sempre. Prenda l’esempio del risparmio. E’ moralmente corretto mettere da parte denaro, anche e soprattutto in tempi difficili. Ma se nel corso di una crisi tutti accumulano risparmio, la domanda crolla. Ne soffrono in primo luogo gli investimenti privati. Se in più lo Stato si rifiuta di fare investimenti pubblici, pensando che – soprattutto in tempi difficili – non è sano neppure per lui indebitarsi, neanche per effettuare investimenti molto produttivi, allora non solo l’economia rallenta, ma si pregiudica anche la crescita futura e la stessa stabilità non sarà sostenibile a lungo termine. Max Weber direbbe che un tale comportamento dello Stato è conforme all’etica delle intenzioni, ma non all’etica della responsabilità.

Ad Obama dissi anche che, mentre sarebbe stato ben difficile convincere Angela Merkel a sostenere l’economia con il disavanzo pubblico, avremmo dovuto entrambi concentrare i nostri sforzi di persuasione sull’unica “finestra” o almeno “spiraglio” potenzialmente aperto.

DIE ZEIT: Quale?

Monti: Gli investimenti pubblici, appunto. Essi fanno bene all’economia oggi, perchè costituiscono domanda di beni e servizi. Ma, a differenza dei consumi pubblici, essi permettono – se sono investimenti pubblici produttivi – di accrescere in futuro l’offerta. Sono perciò un bene anche per la prosperità delle generazioni future.

DIE ZEIT: Il problema però è che molti paesi europei non sono in grado di attuare investimenti perché devono attenersi ai criteri di bilancio stabiliti dall’Unione europea.

Monti: Infatti i criteri dovrebbero essere rivisti.

DIE ZEIT: Il governo francese chiede da tempo di interpretare il Patto di stabilità in maniera più flessibile. Condivide questo punto di vista?

Monti: Il termine „flessibilità“ non mi piace molto, perché può far credere che si vogliano eludere le regole. Non è questo il senso della mia richiesta. Sono favorevole a una rigorosa applicazione delle regole vigenti da parte della Commissione, anche contro gli Stati membri più grandi, come la Francia. Contemporaneamente però occorre prevedere un rapido negoziato per modificare il Patto in modo da evitare che costituisca un ostacolo agli investimenti pubblici produttivi.

DIE ZEIT: In pratica ciò significherebbe alla fine non fare rientrare gli investimenti nel calcolo dell’ammontare del deficit. Il governo federale dice che le regole vanno rispettate..

Monti: Lo dico anch’io. Ma questo non significa che una regola concordata in un dato momento debba valere per sempre. Le regole, se si trova un accordo, possono essere cambiate, per poterle migliorare, se necessario. Anche la Costituzione tedesca in passato conteneva una disposizione che consentiva l’indebitamento pubblico, ma solo se serviva a finanziare gli investimenti.

DIE ZEIT: In Germania molti pensano che avanzando questo genere di proposte gli italiani non vogliano fare altro che distogliere l’attenzione dalla loro incapacità di attuare le riforme.

Monti: Questo non è corretto. In questi anni l’Italia ha varato la riforma delle pensioni, ha adottato misure severe contro l’evasione fiscale, ha approvato la legge anti-corruzione e sta approvando la riforma del mercato del lavoro. La Stiftung Marktwirtschaft….

DIE ZEIT: …un think tank tedesco di tendenze conservatrici…

Monti: … di recente ha pubblicato uno studio dal quale emerge che in Europa il sistema pensionistico italiano – dopo quello lettone – è quello meglio preparato ad affrontare il cambiamento demografico.
DIE ZEIT: L’Italia è migliore della sua fama?

Monti: Sa, io penso che anche la Germania sia migliore della sua fama. Per quanto riguarda l’Italia, sono stati fatti progressi sostanziali, anche se certo non abbiamo ancora raggiunto tutti gli obiettivi. Ma forse i tedeschi sanno che l’Italia ha superato la crisi finanziaria senza alcun aiuto finanziario esterno. E che è l’unico paese sud europeo che già da un anno e mezzo è uscito dalla procedura di disavanzo eccessivo, alla quale sono ancora sottoposti tutti gli altri, Francia compresa.

DIE ZEIT: Perché in Germania non si prende atto di questi progressi?

Monti: Purtroppo in Europa esistono molti malintesi e molti pregiudizi. La mancanza di fiducia reciproca non aiuta a condurre un dibattito sereno: abbiamo bisogno sia di disciplina di bilancio che di crescita. La grave disoccupazione in alcuni paesi dell’eurozona richiede un azione comune. E’ in gioco la stabilità economica e politica dell’UE, è in gioco addirittura il suo futuro.

DIE ZEIT: Renzi è l’ultima speranza per l’Italia?

Monti: Non c’è mai un’ultima speranza. Ma molti italiani dicono: „Ci piace e speriamo davvero che mantenga le sue promesse“. È riuscito a mobilitare un paese fondamentalmente conservatore a favore di un cambiamento profondo. Questo è molto importante. Io non sono tuttavia del tutto d’accordo con l’ordine di precedenza delle misure di riforma avviate. Renzi ha affrontato prima la riforma costituzionale e solo ora si accinge a varare le riforme economiche. Sarebbe stato meglio procedere nell’ordine inverso.

DIE ZEIT: Non si dovrebbe dare la precedenza alla riforma delle istituzioni italiane prima di passare all’economia?

Monti: Credo, e penso di averlo in parte dimostrato, che anche all’interno del sistema di governo attuale le riforme economiche sono possibili, se si è disposti a perdere un po’ di popolarità. Che in passato le riforme siano state così poche non era dovuto tanto all’assetto istituzionale, quanto alla mancanza di volontà politica. La riforma pensionistica è stata attuata sotto la mia guida nel giro di due settimane.

DIE ZEIT: Poco dopo ha dovuto lasciare la carica.

Monti: Ma la riforma è tuttora in vigore. Non è questo che conta ?

DIE ZEIT: Il paese è davvero pronto ad attuare altre riforme?

Monti: Penso di sì. Renzi ha dimostrato di essere un leader di partito straordinario. Ora deve dimostrare di essere anche un capo di governo efficace. E in questa sua posizione ha bisogno del sostegno dell’Europa.