Come ogni anno tornano le Giornate di Primavera del FAI, un evento fondamentale per conoscere i beni culturali del nostro Paese che si terrà quest’anno sabato 19 e domenica 20 marzo.

Arrivate ormai alla 24esima edizione, le Giornate apriranno le porte a siti e beni che solitamente non si possono visitare, raccontando delle storie che rimarrebbero oscurate da anni di inerzia.

Per l’edizione di quest’anno è stato scelto lo slogan “Insieme cambiamo l’Italia”, a testimonianza di come l’arte e la cultura possano e debbano essere poste al centro del cambiamento del nostro Paese.

Come da me sostenuto in numerose occasioni, l’Italia è pronta a voltare finalmente pagina sui beni culturali, grazie soprattutto al grande impegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.

E la dimostrazione sta tutta nel programma delle Giornate di quest’anno: 900 beni aperti in via straordinaria, tra cui Palazzo Turati, il Padiglione Reale della Stazione Centrale e la Rotonda dei Pellegrini voluta da Carlo Borromeo a Milano, Palazzo Caetani e la Villa dell’Ordine di Malta all’Aventino a Roma, i depositi del Museo Archeologico e la Biblioteca dei Girolamini a Napoli, coinvolgendo 380 località in 20 regioni.

Uno dei dati che più mi sta a cuore è però quello relativo ai 30 mila ragazzi apprendisti ciceroni, che avranno il compito di spiegare le nostre bellezze nascoste: questa grande attenzione ai giovani conferma lo straordinario ruolo di sensibilizzazione delle Giornate, grazie alle quali le nuove generazioni compiono un percorso ci conoscenza e presa di coscienza del patrimonio culturale italiano.

In un Paese che ha per troppo tempo dimenticato il vero significato di tutela e valorizzazione, è arrivato il momento di riavvicinare i beni culturali ai cittadini attraverso la loro conoscenza.

Perché, per parafrasare lo slogan del FAI: per amare veramente il nostro straordinario patrimonio culturale dobbiamo prima di tutto conoscerlo.