UN GIORNO DI FESTA

27 05 2016 | Opinioni e interventi

Eppur si muove. Malgrado le difficoltà e le debolezze esterne ed interne della politica, questa legislatura nata controvento si mostra capace di produrre buone leggi. Dopo le unioni civili, adesso è il turno della riforma del terzo Settore, approvata l’altra sera alla Camera. Dopo tanto tempo, finalmente un passo in avanti in un settore strategico per il nostro capitale civico ed umano. Un settore che soffriva di affanni crescenti per una legislazione oramai sempre più datata.

Scrivevo infatti nel mio libro “Cammino Controcorrente”, (Mondadori, 2014) : “Da questo quadro emerge una situazione assolutamente unica in Europa: quella di un paese che non è stato capace di dotarsi di norme a sostegno dell’attività del Terzo Settore e impedisce pure in tutti i modi qualunque interazione tra i cittadini e lo Stato, anche quella derivante dall’applicazione del principio di sussidiarietà o anche solo rappresentata da un impegno diretto che possa favorire l’attività pubblica aumentandone le risorse. Eppure tale interazione esiste negli altri paesi civili.” (pag. 92). 

Da oggi, dunque, anche il nostro paese per quanto riguarda il Terzo Settore entra nel novero di quelli più civili, con una legge che in un certo senso “completa” – come ha sottolineato nella dichiarazione finale Edoardo Patriarca, parlamentare del Pd e Presidente del centro Nazionale del Volontariato, a cui insieme al Sottosegretario Luigi Bobba va il nostro ringraziamento per l’impegno profuso – il disegno di riforma costituzionale su cui saremo chiamati a votare (ed io voterò convintamente sì). Ampliando il concetto di Terzo Settore, ammodernando tutta la concezione dell’impresa sociale, superando la divisione rigida tra profit e non profit, e contemporaneamente prevedendo a completamento dell’impianto generale misure anche più puntuali come la riforma del servizio civile, la stabilizzazione del 5 per mille, la riforma dei Centri di Servizio per il Volontariato, e l’istituzione della Fondazione Italia Sociale.

Scrivevo nel 2014: “Come si può fare? Si può cambiare, costruendo un modello sociale ed economico che sia il frutto di una concezione diversa dei rapporti tra Stato e cittadini. È troppo pretendere tutto questo? Io credo di no”. Quando la politica fa il suo mestiere – come in questo caso – e si applica con impegno in un lavoro di sintesi politica, le cose possono andare, e andare bene per il paese.

Un esempio da raccogliere ed applicare anche in altri campi.