L’UNIONE EUROPEA ACCOGLIE IL NOSTRO APPELLO: L’ORCHESTRA GIOVANILE DI ABBADO È SALVA

1 06 2016 | Opinioni e interventi

Non tutte le notizie che vengono di questi tempi dall’Ue, sono per fortuna cattive notizie. Oppure segnali di impotenza, passività o disinteresse. In attesa di avere buone notizie anche sul fronte del fenomeno migratorio, magari accogliendo la più che ragionevole proposta italiana di un “migration compact”, ne arriva una eccellente dal Consiglio dei Ministri della Cultura Ue: l’Orchestra Giovanile Europea (EUYO), fondata dal maestro Claudio Abbado, e simbolo dell’integrazione europea nonché dei migliori valori di cultura e civiltà del nostro continente, è salva.

Sarebbe stata una beffa che chiudesse per un mero problema di fondi un simbolo come questo, composto da più di 160 elementi provenienti da tutti i paesi dell’Unione, e proprio nell’anno europeo della Cultura. Più che una beffa, sarebbe stato uno smacco per tutti gli europeisti, per la cultura, e per la speranza stessa che l’Ue riesca a trovare in sé le forze ed energie necessarie per superare le attuali difficoltà e rilanciare il processo di integrazione e il suo ruolo nel mondo globale. Come sarebbero stati credibili proclami più impegnativi, infatti, se non si fosse nemmeno riusciti a salvare un tale piccolo ma prezioso gioiello? Anche in questo caso, ed è un’altra soddisfazione per tutti gli italiani, è stata proprio l’Italia, per mezzo del Ministro Franceschini, a sollevare il problema e portarlo all’attenzione di una prima distratta Europa. Nei giorni scorsi, il Ministro aveva infatti scritto una lettera di appello al Commissario Europeo per l’Istruzione, la Cultura i Giovani e lo Sport, Tibor Navracsis, dove sottolineava come fosse “responsabilità dell’Europa e dei suoi Stati membri” far proseguire tale inestimabile esperienza, “esemplificazione del comune patrimonio europeo e punto di forza della storia musicale dell’Europa unita”. L’appello è stato raccolto anche grazie a Silvia Costa, Presidente della Commissione Cultura del Parlamento Europeo, diventando un successo di tutti.

Oggi, almeno oggi, possiamo dirci orgogliosi di essere europei.

 

PER SAPERNE DI PIÙ:

Leggi l’articolo del “Corriere della Sera”