Questa settimana ho fatto circa 1600 chilometri per partecipare prima all’inaugurazione della nuova proprietà del FAI a Punta Mesco – della quale ho già parlato nel precedente post – e poi per arrivare ad Aosta, dove si inaugurava uno straordinario e affascinante percorso archeologico, quello di Saint-Martin-de-Corléans. Si tratta di un viaggio assolutamente unico che parte da ritrovamenti risalenti alla fine del neolitico per poi attraversare ben sei secoli. L’allestimento è assolutamente innovativo e permette un approccio molto stimolante al patrimonio archeologico esposto negli oltre 9000 metri quadrati del sito, in modo da aiutare il visitatore a capirne il contesto e seguire nel tempo il filo rosso che descrive l’identità culturale di questa regione così antica. Sia Punta Mesco che Aosta sono oggi due esempi eccellenti di quello che il nostro Paese potrebbe offrire per stimolare la crescita del turismo culturale diffuso. Sono anche due esempi di come si può valorizzare facendo una vera operazione culturale nel senso di trasmettere la conoscenza dell’identità di un popolo e della sua storia. Un modo, questo, per sentirci italiani nel senso più alto e cioè consapevoli della nostra storia e del contesto nella quale si è sviluppata.
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