Se la questione del paesaggio sta diventando una questione nazionale, non è solo perché si sta finalmente riconoscendo dopo decenni di rimozione che esso è in realtà parte integrante da sempre della nostra identità nazionale più profonda, iconografica e simbolica. Ma anche perché questa questione cruciale per tutti noi – perché si tratta del nostro habitat – finalmente comincia ad esser affrontata nella sua complessità e dunque in modo sinergico e articolato. Di questo nuovo approccio fa parte l’istituzione presso il Mibact dell’Osservatorio Nazionale per la Qualità del Paesaggio, da me presieduto, e il contemporaneo e complementare lavoro per i piani paesaggistici regionali. Uno strumento indispensabile di governo che a partire dal paesaggio sia capace di una progettualità e una programmazione che riguarda tutto il territorio e il suo sviluppo. Oggi un’altra porzione del ritratto di questo nuovo modo di affrontare il tema della tutela ha cominciato ad essere disegnata, con la riunione tenutasi al Mibact sul piano paesaggistico della Sardegna. Una riunione che, alla presenza della Regione e degli uffici centrali e periferici del Mibact, ha inteso “reimpostare” un percorso  virtuoso di co-pianificazione tra Regione e Mibact, dopo le difficoltà di intesa e di rapporti degli ultimi anni che avevano portato ad una conflittualità tra Regione e Mibact con l’effetto pratico di fermare il pur necessario aggiornamento e attualizzazione del piano paesaggistico Soru in vigore dal 2006, che adesso potrebbe finalmente riprendere slancio seppur con alcuni necessari e condivisi cambiamenti. Governare significa infatti guardare al bene comune, senza farsi fermare da differenze di visione motivate troppo spesso da diverse e comprensibili missioni istituzionali e non da inconciliabili interessi divergenti.