CAOS E COSMOS

9 05 2018 | Arte, Restauro, Tutela del Paesaggio

Nelle antiche cosmologie greche, il Caos era complesso degli elementi materiali senza ordine che preesiste al κόσμος, cioè all’universo ordinato. In politica amministrativa, il Caos può essere frutto o di volontà – per regole sbagliate – o di inefficienza, se è prodotto dalla loro assenza.

Questa seconda tipologia, assai perniciosa ma in fondo riscattabile da un impegno supplementare ancorché tardivo, spiega il proliferare di impianti eolici nel nostro paese.

Sia chiaro: la modernità e i limiti al consumo di ambiente che dobbiamo imporci come riflesso automatico se vogliamo sopravvivere in così grande numero nel XXI secolo, fanno della strada delle energie rinnovabili e non fossili un percorso obbligato.

Nessuno oggi può pensare di essere preso sul serio se si oppone in quanto tali agli impianti eolici o solari, oppure agli ancora più impattanti impianti idroelettrici, magari sulla base di un ritorno al carbone o al petrolio.

Eppure segnalare come l’attuale anarchia legislativa, che produce il suo pullulare incontrollato su ogni collina o valle dove i diritti proprietari privati e gli altrettanto privati capitali di investimento si trovino a coincidere, sia pericolosa, non è materia astratta.

Porsi il problema – e porlo all’opinione pubblica – della loro programmazione non è infatti solo porsi voler riempire un colpevole vuoto legislativo e di programmazione. Come per esempio è il caso della proliferazione delle antenne di telefonia mobile sui tetti dei centri storici. Non è una astratta velleità di completezza legislativa.

È piuttosto un’urgenza nel non spostare il problema del consumo ambientale da un vaso all’altro. Perché si tratta di vasi comunicanti. Puntare infatti sulle energie rinnovabili in questo modo anarchico e caotico, abbassa certo il consumo di combustibili fossili dannosi per l’ambiente. Ma alza il consumo di un’altra risorsa ambientale, sempre più scarsa e sempre meno protetta: il Paesaggio. Come è evidenziato infatti dalla recente Carta Nazionale del Paesaggio, scaturita da un lavoro di anni dell’Osservatorio Nazionale per la Qualità del Paesaggio e dai recenti Stati Generali del Paesaggio, questa risorsa è strategica. Perché è il primo vero ambiente che contiene tutti gli altri, e costituisce il luogo dove le nostre comunità possono fiorire, se esso è protetto, oppure appassire e poi morire, se ess è colpito e diventa ostile.

Non c’è terza via, nella cura del Paesaggio. E non vi sono aspetti parziali. Finirla con il consumo di suolo, prevenire il dissesto idrogeologico e aumentare la protezione del Paesaggio con una programmazione degli impianti di qualunque tipo –  di energie rinnovabili, urbani o produttivi – fanno tutti parte di un unico pacchetto. Che rimanda ad un solo bivio: Caos o Cosmos. Tertium non datur.

Ecco un compito prioritario per il prossimo governo. Individuare aree idonee e cominciare quella programmazione territoriale e nazionale sempre più necessaria perché la sola capace di valutare gli effetti cumulativi e dunque la salute stessa della nostra più preziosa e identitaria risorsa nazionale: il Paesaggio. Perché il Paesaggio è unico, e la sua salute è in definitiva la nostra.  ​