L’UNESCO, I VANDALI E IL PRINCIPATO

6 09 2016 | Opinioni e interventi

Un focoso sindaco di una nostra città d’arte ha strillato negli ultimi tempi e a più riprese che dell’Unesco e dei suoi giudizi non gli importava nulla. Ho potuto anche oggi verificare di persona, ancora una volta, quanto una tale leggera e leggiadra affermazione sia sbagliata nel merito e nel metodo. Non solo perché – ecco il metodo – quando un’organizzazione seria come l’Unesco segnala una possibile incipiente criticità in un suo sito non può essere scansata come fosse una mosca fastidiosa, a rischio di perdere credibilità di fronte al mondo. Ma soprattutto perché – ecco il merito – l’Unesco rappresenta qualche cosa di alto e universale, malgrado ogni possibile e ipotetico difetto di tale Organizzazione.
Alto e universale è infatti il patrimonio storico-artistico, naturalistico e immateriale che l’Unesco difende con la Convenzione sulla Protezione del Patrimonio Mondiale, culturale e naturale dell’Umanità del 1972 e il sistema dei siti. Un sistema moderno e dalle grandi potenzialità. Che per questo deve essere apprezzato e rilanciato, e non vilipeso e sminuito. Un sistema alla cui promozione lavora tra difficoltà logistiche ma anche culturali e ristrettezze finanziarie la benemerita Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale Unesco presieduta dal sindaco di San Gimignano Giacomo Bassi. Un altro passo in questa direzione è stato fatto oggi al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, dove è stato presentato alla stampa e al pubblico il progetto “Unesco per la Scuola”, promosso dalla suddetta Associazione e finanziato dal Mibact con i fondi della legge 77/2006 per la valorizzazione e la tutela dei nostri 51 siti.
51 siti che costituiscono l’incredibile testimonianza della profondità e ricchezza della nostra storia nazionale e del contesto nel quale essa è potuta svilupparsi. Questa narrazione è patrimonio nostro ma di usufrutto universale, malgrado qualche provincialissima lamentela e fastidio. Si tratta dunque di assumerci le nostre responsabilità e lavorare affinché l’usufrutto sia universale nello spazio ma anche nel tempo. Dunque affrontando anche il tema di una fruizione sostenibile. Ed è proprio questa moderna consapevolezza che deve guidarci come eredi del momento. Sia dedicando energie e sforzi specifici ad una giusta e consapevole fruizione di tale patrimonio da parte dei cittadini di domani, sia adeguando la nostra cultura politica e amministrativa alle sfide del nuovo tempo globale. A meno di non voler finire nei racconti di un futuro Tacito più come Vandali che come parte di un moderno Principato.