UNA VIOLINISTA AL MIBACT
Presentando oggi al Mibact il Cremona Musica International Exhibition, una manifestazione che dal 30 settembre al 2 ottobre prossimi ospiterà il Salone degli strumenti musicali di alta qualità e insieme numerosissimi eventi culturali sulla musica classica, ho potuto, ancora una volta, ascoltare e vedere in prima persona quanto la cultura potrebbe fare per il nostro Paese se su di essa si puntasse senza riserve. Né mentali né economiche. Cremona indica una strada: individuare la propria più profonda radice culturale e poi interpretarla – dispiegarla quasi nella propria ampiezza di toni e accenti – per costruire un modello di sviluppo per la propria comunità. Cremona oggi ha mostrato un esempio virtuoso di come ciò sia possibile. A partire dal proprio patrimonio storico-artistico – il Duomo di Cremona è uno dei più belli d’Italia – la città lombarda ha saputo lanciarsi verso la valorizzazione della propria vocazione artigianale come componente essenziale della propria identità. Accanto alle storiche botteghe di liuteria ha quindi affiancato un meraviglioso Museo del Violino, di prim’ordine per l’allestimento, per il suo auditorium e soprattutto per la qualità della sua collezione. Poi ha fatto sistema – fatto raro in Italia – costruendogli intorno una manifestazione come Cremona Musica, che non solo ne valorizza la vocazione ma la rilancia. Perché mette in campo una visione moderna, allestendo uno spazio ideale e pratico nel quale si riuniscono insieme tutti coloro che fanno la musica: chi fa gli strumenti, chi li suona, e chi li ascolta. E se ho scritto che ho potuto anche “ascoltare” questo potere della musica, è grazie alla straordinaria violinista Clarissa Bevilacqua – di cui sentiremo sempre più parlare in futuro, e che ci ha commosso con l’esecuzione di Capriccio di Paganini che il presidente di CremonaFiere Antonio Piva ha voluto chiudesse la nostra presentazione. Quanti paesi possono chiudere una conferenza stampa con l’esecuzione di un pezzo scritto sì secoli prima ma non lontano, da parte di un giovane talento nato vicino alla città organizzatrice, che suona uno strumento – uno straordinario Guarnieri – creato in quella città tre secoli prima, illustrando un territorio con queste ricchezze storico –artistiche e una continuità produttiva di oltre tre secoli nella facitura di strumenti che tutto il mondo ci invidia? L’Italia è purtroppo un paese molto litigioso. Ma quando smettiamo di litigare, e puntiamo su di noi come comunità, pari non ce ne sono.