La politica non finisce quando la si lascia, anzi proprio da quel momento si può ricominciare a farla scrivendo una pagina Nuova. Il mio bilancio, alcuni ringraziamenti e qualche considerazione.
Tra meno di tre settimane si chiuderà la mia esperienza parlamentare. Sono entrata in politica nel 2013, un anno drammatico per il Paese ancora stremato da un crisi senza precedenti, nella speranza di poter dare un utile contributo soprattutto in quegli ambiti nei quali ho maggior competenza: tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico, apertura per i luoghi della cultura a modelli di gestione più efficienti attraverso il coinvolgimento del terzo settore e dei privati, sviluppo di una visione che veda nella tutela e anche nella valorizzazione del patrimonio culturale e naturalistico una strada maestra per uno sviluppo sostenibile e diffuso. Mi sono sempre considerata “una tecnica” prestata alla politica: dopo la disgregazione di Scelta Civica, ho scelto di aderire al gruppo parlamentare del PD, i cui programmi si avvicinavano al progetto riformista e indiscutibilmente europeista che aveva contraddistinto la nascita di un partito civico: mi hanno accusato di cambiare casacca, dimenticando che spesso sono le casacche a cambiare radicalmente colore e non le persone che le indossano!
In questi 5 anni, anche grazie alla fiducia che mi ha dimostrato il Ministro Franceschini affidandomi deleghe rilevanti come quella sul paesaggio, ho potuto dare un certo impulso ai piani paesaggistici e più in generale ai temi relativi al paesaggio e alla sua tutela attraverso l¹attività dell’¹Osservatorio nazionale. In occasione del Premio nazionale del paesaggio e con l’istituzione di una Giornata Nazionale dedicata oltre che agli Stati Generali, che si sono tenuti a Roma lo scorso ottobre e durante i quali è stato presentato il Rapporto sullo stato delle politiche del paesaggio, ho sempre sottolineato come il paesaggio fosse il contesto nel quale vive una comunità, la sua identità e quindi quanto fosse indispensabile una visione a lungo termine per gestirne le trasformazioni rimediando ai danni del passato.
Un Ministero come il MiBACT, ricco di competenze e di professionalità la cui enorme responsabilità è prima di tutto la tutela, la gestione e la valorizzazione del patrimonio culturale collettivo, meriterebbe al di là delle affermazioni ad effetto molta più attenzione perché svolge un¹opera fondamentale per il futuro dell¹Italia.
Molto è stato fatto in questa legislatura per la cultura, che ha visto un aumento di risorse destinate, ma la strada è ancora lunga e non va interrotta: va proseguita con convinzione, mezzi e risorse umane perché solo con la cultura e la conoscenza delle proprie radici può diffondersi quel senso di cittadinanza che si traduce in coesione sociale. Un Paese coeso è un Paese più forte.
Questa legislatura ha visto una svolta fondamentale anche in tema di diritti civili: in particolare l’aver partecipato all’intergruppo parlamentare sul testamento biologico, tema che ho sempre molto sentito, è stata l’occasione per ribadire il ruolo primario della politica: creare le garanzie per le libertà fondamentali di un individuo, e tra esse l’indiscutibile possibilità di decidere sul proprio fine vita.
Esco dalla politica con una convinzione: il rischio nel futuro non è solo dovuto all’affacciarsi di spinte populiste comunque arginabili da sistemi democratici consolidati, ma è la visione a corto termine alla quale la politica sembra troppo spesso essersi sottomessa. In un mondo che cambia velocemente e nel quale il ruolo di un singolo paese rischia di essere irrilevante, solo il coraggio di uno sguardo lungo, di obbiettivi solidi e non effimeri, di una politica che ritrovi la sua credibilità perché credibili sono le persone che la rappresentano, solo così si difende la nostra democrazia e i valori che l’hanno sostenuta.
Concludo con qualche ringraziamento: ad alcuni colleghi e colleghe parlamentari con i quali ho condiviso questo percorso e anche lo smarrimento di fronte alle trappole quotidiane di meccanismi parlamentari complessi e non sempre efficaci, al personale tecnico o amministrativo, funzionari e dirigenti del MiBACT che mi ha sempre dato piena collaborazione e al quale va la mia gratitudine come sottosegretario di questo Ministero che sono orgogliosa di aver potuto servire per cinque anni, al mio staff che ha accompagnato la mia attività con competenza e disponibilità, a tutte le persone, centinaia, che ho incontrato non sempre essendo in grado di rispondere alle loro richieste ma che mi hanno dimostrato fiducia.
Grazie a tutti coloro che mi hanno seguito sui social network: sono strumenti indispensabili ai quali, per ragioni in realtà anagrafiche, spesso mi accosto con fatica; mi dispiace di non aver sempre risposto a tutti come sarebbe stato giusto e sono grata ai molti che mi hanno dato indicazioni preziose.
Continuerò a dare il mio contributo, come ho fatto da 40 anni, ai temi che mi sono vicini perché credo fermamente nell’impegno civile di ogni cittadino a favore della comunità. Lo farò con convinzione, con indipendenza e senza nessuna reticenza nel dire quello che penso. Lo farò perché la politica non finisce quando la si lascia, anzi forse proprio da quel momento si può ricominciare a scriverne una nuova, lunga pagina.