LA RINASCITA DEL TEATRO GEROLAMO A MILANO E L’IMPORTANZA DEL SETTORE PRIVATO PER LA TUTELA DEL NOSTRO PATRIMONIO

27 10 2016 | Arte, Restauro, Tutela del Paesaggio

Alcuni luoghi rappresentano qualcosa che va al di là della funzione per cui sono costruiti, in quanto custodiscono un mondo di emozioni, storia e tradizione che li rendono semplicemente unici. Uno di questi è sicuramente il Teatro Gerolamo di Milano, chiamato anche la “Piccola Scala” per la sua somiglianza al più celebre teatro milanese, che a novembre sarà riaperto al pubblico dopo un lungo periodo di chiusura e che si prepara ad ospitare recital, concerti jazz e altre interessanti attività. 

Progettato dall’Ingegner Paolo Ambrosini, inserito in uno stabile costruito con gli scarti della Galleria Vittorio Emanuele (in costruzione in quegli anni) e aperto nel 1868, il Gerolamo sorse inizialmente come ribalta per gli spettacoli delle marionette, per arrivare in seguito ad ospitare commedie teatrali in dialetto ed esibizioni di cabaret: negli anni la scena del teatro è stata illuminata dal talento di artisti come Eduardo De Filippo, Domenico Modugno, Enzo Jannacci, Dario Fo e Franca Rame. Nel 1983 il teatro venne chiuso poiché le uscite non risultarono a norma: da lì seguì un periodo di abbandono, che fortunatamente termina ora grazie ad un’intensa fase di restauro durata sette anni. Un lavoro sapiente, reso possibile grazie all’iniziativa interamente privata della Società Sanitaria Ceschina (proprietaria dello stabile da circa un secolo), che ha rispolverato i due ordini di palchi di questo “Scrigno dei Sogni”, come lo ha definito il direttore artistico Roberto Bianchin.  

Ancora una volta quindi il settore privato ha dimostrato la sua importanza per tutelare e valorizzare il nostro straordinario patrimonio artistico: un fatto già emerso dal grande successo di Art Bonus, che grazie ad una deduzione fiscale fino al 65 per cento per chi investe in cultura ha già raccolto 115 milioni, destinati a riqualificare i nostri beni culturali. Come ho spesso sostenuto, dobbiamo superare lo sterile dualismo tra pubblico e privato, salutando ogni iniziativa che vada nella direzione di far risplendere le nostre bellezze artistiche, culturali e paesaggistiche: solo in questo modo l’inestimabile museo diffuso italiano potrà tornare ad essere centrale per lo sviluppo dell’intero Paese.

  

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