È sopratutto l’ignoranza a danneggiare lo straordinario patrimonio culturale rappresentato dalle dimore storiche vincolate.
ADSI significa associazione dimore storiche italiane, una sigla forse non nota al grande pubblico ma la cui azione è estremamente efficace per tutelare un ambito parte fondamentale del patrimonio culturale italiano: sono oltre 3500 le dimore storiche vincolate che hanno cercato riunendosi in un’associazione di far sentire la loro voce in un paese nel quale si confonde questo unico patrimonio storico con le “ville di lusso” o le seconde case. Il risultato di questa confusione sono stati in passato una serie di oneri e mancati incentivi che hanno messo il mondo delle dimore storiche vincolate in gravissima difficoltà. Le Ville venete, I Castelli del Ducato di Parma e Piacenza, le Dimore toscane sono solo alcuni dei moltissimi esempi di come il patrimonio privato custodisca la storia, l’arte, una parte della bellezza d’Italia. La loro esistenza non è solo memoria di un’identità culturale ma può essere una strada percorribile per uno sviluppo turistico diffuso e per il mantenimento di quei saperi grazie ai quali questo tipo di beni possono essere restaurati e conservati. In questa legislatura qualche piccolo passo è stato fatto grazie al Mibact vicino ad Adsi in questa battaglia, prevedendo nella legge finanziaria approvata lo scorso anno un fondo sia per il pagamento dei debiti pregressi che lo Stato aveva con i proprietari di dimore storiche vincolate che per le opere di restauro future.È ancora una goccia nel mare soprattutto in un paese che non ha capito ancora il danno che trascurare questo tipo di patrimonio può fare anche alla collettività. Il nostro paese potrebbe trovare nel turismo culturale una straordinaria strada di sviluppo diffuso: la rete delle dimore storiche é certamente un canale privilegiato perché questo avvenga ma ci vuole come per tutto lungimiranza e coraggio superando quelle sacche di ignoranza e pregiudizio, che invece in Francia come dimostrano i castelli della Loira non ci sono, che ancora condizionano le scelte pubbliche.