A Ramallah, capitale dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) , due giorni fa è stato firmato dal Ministro degli Esteri Gentiloni e dai membri della delegazione italiana –  di cui facevo parte insieme al ministro Giannini e ad una nutrita rappresentati di vari dicasteri – un importante accordo di cooperazione con l’autorità nazionale palestinese su molti settori, da quello dell’educazione e della ricerca, della protezione civile, della sicurezza fino alla promozione di investimenti e della cultura.

La cornice è stata il secondo Comitato ministeriale congiunto tra i due paesi, che riguarda appunto economia, cultura, sanità, sicurezza, piccole e medie imprese, giustizia, ricerca scientifica. Negli ultimi tre anni,  nonostante il difficile contesto non solo politico ma anche finanziario, la cooperazione italiana ha investito in Palestina oltre 140 milioni di euro, rivolti principalmente a rafforzare l’intervento nelle aree dell’ assistenza, dell’eguaglianza di genere e nello sviluppo economico.

Il Ministero dei Beni Culturali, in particolare, si è impegnato a fornire consulenza giuridica per una nuova legislazione sui beni culturali, in particolare archeologici, offrendo la propria consulenza in materia di restauro, conservazione, valorizzazione e turismo, oltre a un sostegno all’iniziativa del Ministero della Cultura palestinese nella costituzione di un orchestra nazionale palestinese. L’Italia su questo ha molto da dire, e molto gradito è stato infatti il Codice dei Beni Culturali che ho portato in dono al mio omologo palestinese.

Questo accordo ha dimostrato una volta di più che la costruzione di uno Stato non può prescindere dalla ricostruzione di un percorso legato all’identità culturale dei propri cittadini;  il patrimonio storico e artistico – nel caso della Palestina soprattutto archeologico – e le espressioni culturali  sono aspetti tanto più imprescindibili dell’identità nazionale quanto più appare complessa e drammatica la situazione politica e sociale.

La loro vitalità rappresenta comunque un segno di speranza, e anche la possibilità di incrementare un turismo che per adesso è soprattutto, se non esclusivamente, di carattere religioso.

Del resto la cooperazione anche nella cultura è fondamentale se si vuole dare sostegno alla speranza di un popolo, perché affermi i suoi diritti nazionali nella pace e in un contesto di negoziato.

 

LE FOTO DELL’INCONTRO

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