Per qualche ragione e nonostante una crisi gravissima del settore immobiliare, l’Italia pullula di cantieri, alcuni sospesi ma pronti a riprendere non appena il mercato sarà meno sfavorevole. A questo vanno aggiunte le pale eoliche e gli infiniti campi di pannelli solari.

Il problema è strettamente normativo, e quindi politico.

Perché politica è la scelta di ridare al Mibac quelle funzioni di controllo vincolante sul paesaggio, politico è l’intervento necessario per colmare il vuoto normativo lasciato dall’assenza della grandissima maggioranza di piani paesaggistici regionali, politico è il problema di definire i criteri per l’installazione di impianti che producano energia alternativa, politica infine è la decisione di prediligere un piano di messa in sicurezza del territorio come la principale opera pubblica per i prossimi cinque anni.

Questo Governo ha una maggioranza numericamente ampia e il Parlamento ha un’altissima percentuale di neoeletti: due circostanze che potrebbero favorire anche un’azione più coraggiosa di tutela del paesaggio. Certamente si può eccepire che le sensibilità sono molto diverse tra le forze politiche che sostengono il Governo e che non si capisce perché di colpo su una materia così delicata e portatrice di interessi forti ci dovrebbe essere accordo tra chi vuole perseguire sulla strada dei condoni e chi invece vuole rafforzare le norme di tutela, tra chi vuole addomesticare il Mibac e chi invece vuole rafforzarlo e ridagli vita. La logica in effetti non porterebbe a nessun ottimismo.

Ma c’è qualche cosa di logico in quello che il nostro Paese ha vissuto negli ultimi due mesi? No, non c’è.

E allora ci si deve provare.