Durante il mio intervento a Scelta Civica ho parlato di Pubblica Amministrazione: la mia esperienza al Ministero per quanto breve mi ha dato alcuni precisi elementi sui quali fare delle considerazioni. Primo, i tempi di assegnazione per un restauro e quelli dell’inizio dei lavori, per esempio, si collocano attorno ai tre anni, e molto dell’opera delle direzioni regionali è cercare di evitare o affrontare gli inevitabili ricorsi.
Le risorse umane sono altamente insufficenti sia a livello delle Sovrintendenze, dei funzionari, degli storici dell’arte, degli archeologi o degli architetti e dei restauratori che del personale di custodia. Il Ministro Bray ha giustamente lanciato l’allarme di una gravissima mancanza di risorse ma è impensabile che a breve e a medio termine si possano stanziare per il Mibac risorse sufficenti per assumere le centinaia di persone che sarebbero necessarie.
Allora? La proposta è che proprio il Mibac, un Ministero che tra due anni dovrà chiudere i Musei e gli Archivi per carenza di personale, un Ministero che vede le Sovrintendenze prive delle competenze fondamentali per svolgere il proprio compito, si faccia promotore di un confronto il cui obbiettivo è l’ottimizzazione della collocazione delle risorse umane e si faccia promotore nel contempo di alcune proposte normative specifiche che portino alla semplificazione di alcune procedure amministrative, tagliando quindi i tempi e portando a sostanziali risparmi.
L’amminsitarzione pubblica dovrà necessariamente, nel futuro, dotarsi di meccanismi più veloci ed efficaci se vuole continuare a fornire un servizo ai cittadini.
Ho citato l’esempio dei custodi davanti alla porta del mio ufficio. A poche centinaia di metri forse c’è un Museo di Stato carente di personale di custodia.
Sarebbe inconcepibile affrontare il tema della mobilità interna allo stesso Ministero, nella stessa città, almeno nella stagione di maggior afflusso turistico quando gli uffici lavorano a ritmo ridotto mentre musei e monumenti trabordano di turisti?
Non credo, né credo che sarebbe giusto sottrarsi a questo confronto pensando ad un Paese che si aspetta dalla valorizzazione del patrimonio culturale un’occasione unica e irripitebile di rilancio, sviluppo ed occupazione.