Ieri sono stata al Complesso monumentale di San Michele, sede di alcuni uffici e direzioni del MiBAC dove opera, per esempio, la Direzione per il Paesaggio, per le Antichità e per l’Archeologia.

Intanto il luogo è bellissimo, luminoso, imponente, ma, essendo ovviamente privo di quell’austerità così dominante del Collegio Romano, è accogliente.

Ma quello che mi ha ancora una volta colpito è stato l’incontro con le persone. Se questo Ministero potesse essere veramente conosciuto dai cittadini, se potesse diventare l’orgoglio di un Paese come il nostro invece di essere sempre additato come causa delle carenze del nostro sistema culturale, forse veramente il problema drammatico dei Beni Culturali sarebbe meno irrisolvibile.

La politica raramente si occupa di Cultura perché in realtà pensa che la Cultura e la tutela e la valorizzazione del patrimonio nazionale siano ambiti secondari nella scala di interesse dei cittadini, e quindi raramente si accendono le luci sul lavoro quotidiano dei direttori, dei sovrintendenti e dei funzionari che devono agire in un contesto normativo e di carenza di risorse veramente imbarazzante o, come ha in modo molto efficace detto il Ministro Bray, inaccettabile; ma nonostante questo, mantengono la barra fissa verso la missione del Ministero.

Salvare il Paesaggio in Italia è un compito gigantesco come in nessun altro Paese al mondo, con continue insidie politiche e normative locali e nazionali (anche nel decreto del Fare purtroppo!) e con la necessità di preservare dei beni archeologici diffusi in modo così esteso su tutto il territorio, per fare solo due esempi, che però sarebbero infiniti.

Quando  molti politici dicono che i Beni Culturali sono il “petrolio” d’Italia, espressione che detesto perché il petrolio brucia, si esaurisce e ha un odore rivoltante, dovrebbero passare un paio d’ore al San Michele o in un ufficio decentrato del Ministero.

Capirebbero meglio, loro e forse anche i loro elettori,che il vero punto è solo ritrovare la consapevolezza di questo patrimonio e della difficoltà di conservarlo e valorizzarlo, prima di pensare a come sfruttarlo.