Finalmente una bella notizia per l’archeologia in particolare e per i beni culturali e l’Italia in generale. La scoperta di una tomba etrusca inviolata a Tarquinia è infatti un evento eccezionale. Lo è non solo per la sua importanza scientifica e culturale, ma anche per le modalità che hanno reso possibile questo storico ritrovamento, il primo dopo trenta anni. Tale scoperta è infatti stata resa possibile dalla felice concordia e collaborazione tra le strutture dello Stato – in particolare l’Università di Torino e la Sovrintendenza per i beni archeologici dell’Etruria meridionale – che hanno assicurato la salvaguardia dei parametri scientifici nel recupero di un bene pubblico, e quelle del settore privato, che generosamente e con passione ha reso disponibili le risorse necessarie. In particolare, questa virtuosa sinergia è stata resa possibile dal suo inventore, l’imprenditore e professore Lorenzo Benini, che non solo ha finanziato ma ha anche direttamente partecipato agli scavi a Tarquinia. Ho voluto personalmente congratularmi e ringraziare al telefono il Prof. Benini, ringraziandolo per la sua passione e opera meritoria e auspicando che questo esempio, e in tal senso andrà il mio impegno politico e personale, costituisca un modello per altri interventi e altri territori del nostro grande Paese.