Se l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti vuole rappresentare davvero un segnale importante di cambiamento e se vogliamo davvero riavvicinare i cittadini e il Paese alla politica è necessario più coraggio e più attenzione.
Perché le tasse che vengono introdotte ex-novo hanno effetto immediato mentre l’abolizione del finanziamento ai partiti avviene in 3 anni? E perché mettiamo i cittadini nella condizione di scegliere di donare le proprie erogazioni liberali ai partiti invece che alle nostre università, enti di ricerca, associazioni che tutelano il nostro patrimonio culturale, scientifico e paesaggistico?
Con la detrazione fiscale per le donazioni ai partiti fissata al 37% con un massimo di 70 mila euro a fronte di una normativa per il non profit che nel 2014 prevede detrazioni al 24% con un tetto massimo che supera di poco i 2 mila euro, si sta creando un sistema di donazioni di serie A e di serie B.
Bisogna intervenire subito per sanare un divario che non solo pone ai cittadini una scelta impari (a favore dei partiti) ma che soprattutto va a indebolire ulteriormente un settore, quello del non profit, più volte penalizzato e trascurato.
In tutti i paesi europei, visto l’assottigliarsi delle risorse pubbliche, si è favorito lo sviluppo e il finanziamento del terzo settore.
In Italia, per un’evidente miopia, continuiamo a considerarlo un comparto di serie B.
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