La mia intervista su “Il Messaggero” a proposito della proposta di riqualificazione dei muraglioni del Tevere ad opera di William Kentridge ha scatenato reazioni che trovo abbastanza paradossali. Riassumo brevemente i punti discussi:

-non ho ritenuto di avallare o bocciare la proposta perché questo spetta ed è di competenza alla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici, e mi sarebbe parso estremamente scorretto, visto che i nostri uffici non si sono ancora espressi, precedere la loro valutazione.

-ho dato la mia opinione e la ribadisco: senza nessuna preclusione a priori e disponibile comunque ad un confronto, interventi di arte contemporanea che sicuramente potrebbero essere utilissimi per la riqualificazione delle periferie (e questo non perché ritenga che le periferie siano aree di minore importanza) la cui identità architettonica è frutto di linguaggi più recenti e omogenei e quindi certamente meno vincolanti, vadano molto attentamente valutati quando si parla di un contesto delicatissimo come il centro storico di Roma. Valutati appunto, cosa che per altro nel merito non ho fatto (come ho dichiarato), non avendo visto il progetto.

Aggiungo che conosco l’artista, apprezzo il suo lavoro ,quindi ovviamente non è un giudizio sulla sua qualità. Se questa opinione, che mi pare dettata dalla necessità di conciliare sempre un principio di tutela con una proposta di valorizzazione come si potrebbe definire la riqualificazione di un’area degradata, ha suscitato reazioni e anche giudizi così severi (e mi permetto ingiustificati) me ne dispiace.

 

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 “Il Messaggero” – (15 gennaio)