Dopo l’acquisizione della Reggia di Carditello da parte dello Stato torna di attualità il tema della valorizzazione, strumento indispensabile e imprescindibile per fare dei nostri beni culturali la tanto auspicata opportunità di crescita, sviluppo e occupazione.

L’acquisizione di un bene come Carditello aggiunge sicuramente al nostro patrimonio un bene prezioso e importante, ma senza un preciso e condiviso piano di valorizzazione rischia di diventare poco gestibile in termini di fruibiilità e accessibilità.

Come farlo? Il Ministero dei Beni Culturali oggi ha una direzione specifica deputata a questa fondamentale attività, che però rischia seriamente di scomparire se dovesse passare la linea della sua abolizione affidando quindi al Ministero un solo compito seppur fondamentale di tutela.

Abbiamo un ritardo di vent’anni anche in questo ambito e dobbiamo rapidamente recuperarlo.

Invito a leggere l’articolo pubblicato oggi dal Sole 24 su questo tema, che include le mie osservazioni e considerazioni sull’argomento: tutela e valorizzazione devono andare di pari passo ed essere frutto di un’attività di pianifcazione a medio-lungo termine, senza condizionamenti e resistenze ideologiche; solo con la valorizzazione, che permette con regole chiare e trasparenti l’apertura a soggetti privati e del terzo settore che ovviamente non possono intervenire nella tutela del patrimonio, i nostri beni culturali possono assumere quel ruolo di volano per lo sviluppo economico, turistico e occupazionale di cui il Paese ha assoluto bisogno.

 

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