La morte di Claudio Abbado mi addolora molto, non solo perché lo conoscevo, ma perché era uno straordinario musicista. Negli ultimi anni, combattendo contro la sua malattia con e grazie alla Musica, ha lasciato delle esecuzioni indimenticabili per la loro intensità: una specie di dialogo con la morte, che evidentemente sentiva più prossima, che si era aperto e che diventava sempre più profondo, trasparendo nel suo modo di dirigere. Le ultime esecuzioni che arrivavano da Lucerna delle sinfonie di Mahler rimarranno tra le interpretazioni più importanti degli ultimi decenni. Era un vero “Maestro”, nel senso che riproduceva nelle orchestre che creava e nei giovani che sosteneva la sua visione, non solo la sua lettura della Musica. Ha lasciato una scuola, interiore oltre che tecnicamente impeccabile, che si percepisce quando si ascolta musicisti che vengono dalle orchestre, molte, che lui ha creato. Mancherà enormemente alla Musica e alla Cultura quell’inarrestabile bisogno di andare fino in fondo alla conoscenza dei compositori che eseguiva fino a non volerne trascurare nemmeno un aspetto, che lui sapeva tradurre in un’inaspettata e miracolosa coloritura per i suoi ascoltatori. Ci siamo parlati appena nominato Senatore a vita: “Dobbiamo salvare la Musica in Italia, ci dobbiamo vedere, adesso che sono In parlamento, per fare proposte per la Musica”. Purtroppo era troppo tardi.