Zoppas lancia l’ennesimo grido d’allarme, chiamando in causa le persone che lavorano e il rischio che corrono, ma il problema rimane il medesimo: si è sbagliato in passato, compiendo un errore d’impostazione.

E l’errore è stato quello di gettare su Venezia un tipo di turismo assolutamente non compatibile con la specificità della città d’arte più importante al mondo: un errore di visione, di programmazione e di percezione che oggi si vuole buttare sulle spalle del Governo. Mi dispiace caro Zoppas, ma non sono d’accordo: il suo appello andrebbe rivolto a chi a suo tempo ha aperto Venezia alle Grandi Navi senza pensare minimamente alle conseguenze e senza nessun rispetto per il luogo, come anche andrebbe rivolto a chi massacra il paesaggio senza nessuna attenzione alla gestione del territorio, o a chi ha pensato che per far vivere Venezia bastassero soluzioni che sarebbero adatte a qualsiasi altra capitale o città affacciata sull’acqua. Ma non a questa!

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