Nei giorni scorsi su questo blog ho espresso la mia soddisfazione per l’inserimento delle Langhe e del Monferrato nel patrimonio UNESCO, un’ottima notizia per tutti gli italiani e per la tutela della nostra cultura e del nostro paesaggio.
Non ho menzionato però che negli stessi giorni proprio l’UNESCO ha lanciato un allarme per Venezia e sul problema delle Grandi Navi che ha il sapore di un ultimatum: entro il 1 febbraio il governo dovrà predisporre un report sullo stato di salute della laguna, con il rischio che Venezia venga inserita nella lista nera dei beni considerati a rischio.
Si stiamo parlando proprio di Venezia: città unica e irripetibile, luogo senza eguali, del quale assistiamo quasi senza protestare alla progressiva distruzione di quello che, e il richiamo dell’UNESCO lo dimostra, è un patrimonio di tutti, non solo nostro.

Una distruzione progressiva ma inesorabile, ma soprattutto una distruzione sotto gli occhi di tutti, a partire dal problema delle Grandi Navi: l’incidente che recentemente ha coinvolto un “mostro” da 140.000 tonnellate durante la manovra di attracco è solo l’ultimo di una serie di campanelli d’allarme.
Mi sono battuta fin dall’inizio contro le Grandi Navi, e quando sono stata convocata per il tavolo di confronto interministeriale non ho voluto sottoscrivere nessun impegno per lo scavo di un nuovo canale. Credo infatti che, dopo tutto quello che è successo e soprattutto senza la necessarie verifiche, sarebbe un errore affidarsi a un progetto che comunque incide sull’equilibrio della laguna, oltre al fatto che sarebbe un ennesimo rinvio quando invece una decisione è quanto mai urgente.
Parto da un idea di fondo: le grandi navi devono uscire dal Bacino di San Marco, indipendentemente dalla stazza e dal tonnellaggio; e poi serve un confronto serio e trasparente su possibili alternative come un approdo al Lido o lo spostamento delle Grandi Navi al Porto di Marghera, che peraltro contribuirebbe a rilanciare veramente e definitivamente una area degradata.
Poi, quando l’emergenza sarà risolta, va pensato davvero un nuovo modello di turismo per la città più preziosa e delicata al mondo: basta con le politica delle presenze e dei grandi numeri, è necessario passare a una visione improntata a un turismo culturale e qualificato, che sicuramente porterà ad un calo dell’affluenza ma che sarà in grado di rilanciare e valorizzare, tra l’altro, l’importante offerta museale e culturale della città.
È sconfortante vedere le Gallerie dell’Accademia spesso senza visitatori mentre appena fuori si assiste ogni giorno al passaggio di migliaia di persone che si limitano a transitare per il Ponte di Rialto o per Piazza San Marco senza realmente conoscere Venezia e il suo patrimonio di bellezza.
Anche l’artigianato: che sia veneziano e non cinese, e che Venezia ritorni meta del mondo e casa dei veneziani e non l’approdo estenuato di una folla indifferente e passeggera.