Dopo un’impegnativa e coinvolgente serie di sopralluoghi in Toscana – prima nella multiculturale Livorno, dove ho visitato i resti di una chiesa armena a Villa Fabbricotti e poi incontrato le associazioni culturali della città, e poi a Tuscania, di cui ho parlato nel post precedente – ieri sera ho preso parte alla semplice ma bella cerimonia di conclusione dei restauri fatti al tempio di Portuno. Dopo 30 anni riapre così un gioiello architettonico del Foro Boario di Roma, dove l’incuria e l’abbandono avevano prodotto degrado e danni, come la caduta del tetto, ora finalmente rimesso a posto e dotato anche di protezioni contro gli onnipresenti piccioni di Roma. Grazie dunque all’impegno della Soprintendenza archeologica di Roma, e al direttore del cantiere Maria Grazia Filetici, ora i romani e i turisti di tutto il mondo potranno riprendere a guardare a questo spicchio di Foro, spesso trascurato, con orgoglio e interesse. Un orgoglio che è anche del ministero, sia per il sostegno dato negli anni a questo restauro – che ha vinto per la valentìa dei nostri restauratori, le cui capacità e know how ci è invidiato nel mondo, il premio Italian Heritage Award 2013 – sia perché ciò è stato possibile grazie al sostegno economico della nostra amministrazione. Ma tale sostegno non sarebbe bastato, se non ci fosse stata una virtuosa sinergia con il World Monuments Fund, e in particolare di American Express. Insieme hanno messo 1,2 milioni di euro, e altri 280mila ne arriveranno presto per concludere il tutto. Questo è il futuro: programmazione e controllo scientifico pubblico, intervento dei privati interessati. Come conferma il recente decreto Artbonus appena licenziato dalla Camera, di cui va dato merito al ministro Franceschini. Questa è la strada. Percorriamola insieme.