Oggi presso il Ministero dei Beni Culturali si sono svolte la riunione dell’Osservatorio Nazionale e subito a seguire, la riunione con le delegazioni degli Osservatori Regionali.

Dopo una complessa fase iniziale, finalmente l’Osservatorio Nazionale per la Qualità del paesaggio del Mibact è avviato verso una attività strutturata e continua, per far sentire la propria autorevole e competente voce nelle sostenibilità delle politiche del paesaggio, coordinate con quelle di governo del territorio.

Dopo un’intensa giornata di lavoro, posso permettermi di esprimere la mia doppia soddisfazione, di metodo e di merito. Di metodo, perché l’Osservatorio sta radicando il proprio lavoro nei territori, con la costituzione della rete degli Osservatori Regionali in attuazione dell’art. 133 del “Codice dei beni culturali e del paesaggio”. A questo proposito si sta quindi lavorando ad una prossima riunione pubblica di tutti gli Osservatori nel prossimo mese di febbraio. Di merito, perché la riunione dell’Osservatorio Nazionale ha cominciato una approfondita e tecnica disamina del disegno di legge sul consumo di suolo.  L’Osservatorio ha infatti esaminato il disegno di legge con la speranza di poterne rafforzare e accelerare il percorso, essendo questa una riforma indispensabile per invertire una tendenza che i dati 2015 dell’ISPRA fotografano nella loro oggettiva gravità: oltre il 20% delle nostre coste è stato cementificato, con regioni come le Marche e la Liguria che raggiungono il 40%; dagli anni ’70 ad oggi una superfice agricola grande come la Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna messe insieme è andata persa.

L’esame del disegno di legge, che dovrebbe in gennaio ricevere l’approvazione dalla Camera dei Deputati, non è stato formale ed è entrato nel merito. L’Osservatorio rileva infatti nel proprio documento alcune criticità: ci si riferisce, in particolare, alle definizioni (art. 2) che richiederebbero una più puntuale precisazione, oltre che alla necessità di assicurare una maggiore protezione dell’architettura rurale, anche quella non vincolata, per l’importanza che essa riveste per la tutela del paesaggio rurale. Nel documento finale dell’Osservatorio Nazionale si osserva altresì la necessità di introdurre – insieme al censimento degli edifici sfitti, non utilizzati o abbandonati – anche un censimento delle aree degradate, dismesse o non utilizzate.

Questi risultati dimostrano quanto il lavoro dell’Osservatorio Nazionale fosse utile e come sia stata giusta l’intuizione di tutti coloro che hanno concorso alla sua laboriosa istituzione negli scorsi due anni. Sono sicura che l’Osservatorio Nazionale si rivelerà uno strumento essenziale nella definizione di una moderna e avanzata – perché sostenibile – politica attiva sul paesaggio, un obiettivo imprescindibile per un paese moderno e che voglia tutelare e valorizzare il suo immenso patrimonio storico-artistico, di cui porta responsabilità verso il mondo.