Ieri sono intervenuta alla presentazione della collezione dei tesori della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, 50 meravigliosi dipinti che rimarranno esposti fino al 20 novembre. L’esposizione racconta quattro secoli di straordinario patrimonio artistico, dal Trecento al Settecento, in larga parte celebrando l’arte umbra ma spaziando anche su altri capolavori del Rinascimento e del Barocco italiano.

Tra le splendide tele, che rappresentano solamente parte della più ampia collezione della Fondazione, si possono ammirare una Madonna con il Bambino di Pietro Perugino e una Madonna con il Bambino e San Giovannino di Bernardino Pinturicchio, rappresentanti la scuola perugina, un piccolo San Francesco in meditazione del Guercino, omaggio al territorio e all’iconografia francescana, fino al caravaggesco La fuga del giovane nudo di Giusto Fiammingo.

È fondamentale sottolineare l’importanza di iniziative di questo genere per valorizzare il patrimonio artistico di cui è ricchissimo il nostro Paese, obiettivo che non può rimanere ostaggio di sterili dibattiti sul ruolo del settore privato nella gestione del bene culturale pubblico. In tal senso, mi trovo d’accordo con Vittorio Sgarbi, intervenuto alla presentazione, nel definire la Fondazione come un esempio positivo: con questa esposizione ha infatti saputo valorizzare al meglio e con grande sensibilità alcuni dei più importanti momenti artistici italiani, dimostrando di saper portare avanti in modo complementare l’opera delle istituzioni pubbliche a sostegno della conoscenza dei nostri beni culturali.

Dobbiamo quindi salutare con favore ogni iniziativa che punti a condividere e far conoscere le nostre ricchezze culturali, uniche al mondo, evitando di pregiudicare il raggiungimento di questo obiettivo ponendo obiezioni di carattere puramente strumentale. La tutela e la valorizzazione della nostra cultura non può stare in coda a polemiche e critiche, ma ha bisogno di essere un faro che guidi l’azione di tutti i soggetti che ne sono responsabili.

 

PER SAPERNE DI PIÙ:

Leggi l’articolo del “Corriere dell’Umbria”