Sabato 29 ottobre, nell’Auditorium Comunale di Sassocorvaro, ho ricevuto un Premio che mi ha colpito per la sua storia e per la passione con la quale questa iniziativa è stata portata avanti negli anni: il “Premio Rotondi ai salvatori dell’arte 2022”.

Il riconoscimento prende nome dall’ex Soprintendente di Urbino Pasquale Rotondi (Arpino 1909 – Roma 1991) che coordinò l’Operazione Salvataggio dei principali capolavori dell’arte italiana nel Montefeltro marchigiano (Sassocorvaro, Carpegna e Urbino) durante la Seconda guerra mondiale.

Sono stati molti gli eroici funzionari che si sono adoperati in quel tragico momento che vedeva l’Italia non ancora liberata, sotto i bombardamenti e preda facile di tutte le razzie a rischiare la vita per salvare il patrimonio d’arte. Erano persone di spirito e  dedizione alla propria missione, di incrollabile fiducia che dopo le persone  anche  le opere d’arte dovessero essere messe in sicurezza perché il Paese potesse ricominciare unito ai segni della propria identità culturale. Sì, perché una tavola, un crocefisso, una scultura o un oggetto non sono solo l’espressione qualche volta mirabile della mano di un artista, ma sono di più: sono il racconto di una comunità, soprattutto in Italia, fatta di borghi, di città piccole, di pievi e chiese, di musei sparsi per tutto il territorio. La loro distruzione non solo avrebbe comportato un danno gravissimo all’arte, ma avrebbe stracciato con violenza e ingiustizia quel filo che lega le persone al loro territorio. Le donne monterchiesi si sdraiarono sulla strada, come racconta Piero Calamandrei in un suo scritto pubblicato su “Il Ponte”, per impedire nel 1944 che la sublime Madonna del Parto di Piero della Francesca fosse danneggiata o peggio strappata dal muro, essendo un affresco. Perché l’arte è appartenenza al luogo, ne è l’espressione più alta e per questo da difendere da qualsiasi barbarie, anche a prezzo della propria vita.

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