Il dramma che sta rivivendo Ischia, oltre al cordoglio per le vittime e per coloro che hanno perso la propria casa, non può che portare ad alcune riflessioni: 28 mila richieste di condono, un piano nazionale per la messa in sicurezza del territorio fermo da 5 anni, l’abusivismo che è l’attività più consolidata e crescente del paese a discapito di quanto avviene in Europa, il consumo di suolo altissimo senza guardare all’ormai prossimo obbiettivo europeo di consumo di suolo 0 entro la metà del secolo in corso. Durante la mia carica di Sottosegretario al Ministero della Cultura, durata ben tre governi, ricordo benissimo le sollecitazioni di alcuni parlamentari che chiedevano di valutare la possibilità di una sanatoria per le 30 mila abitazioni costruite alle pendici del Vesuvio. Va anche detto con onestà che l’unico Governo che si era impegnato con una visione a lungo termine è stato quello di Matteo Renzi, con la costituzione di una struttura di missione contro il dissesto idrogeologico. ItaliaSicura non ha mai decollato, dopo allora, privata di mezzi, controlli e strumenti normativi.
L’Italia è il Paese delle case fantasma, alcune nemmeno presenti nel catasto, alcune nemmeno allacciate alle utenze in modo regolare. È il Paese di un classe politica compiacente, che per qualche voto non fa rispettare le leggi, nemmeno quelle accettate in Europa. È il paese dei NI, nonostante i segnali sempre più preoccupanti che vengono a causa del cambiamento climatico dalla fragilità del territorio.
L’Italia della bellezza si scontra con l’Italia dell’ignoranza e dell’avidità, che pensa di poter sfruttare questo territorio meraviglioso ma minuto e molto antropizzato fino a metterlo a rischio.
L’Istat, Symbola, le associazioni ambientaliste snocciolano dati sempre più allarmanti che passano come aria dentro i palazzi della politica raccolti solo da generici appelli sull’ambiente tanto adatti ai programmi elettorali.
La spinta può venire solo dai cittadini, da quei cittadini, e sono tanti, che credono nel buon Governo; solo loro possono obbligare la politica a riprendere un cammino serio: per noi, per la sicurezza, per la salute delle comunità, per la tutela della bellezza, perché se l’Europa esiste è anche per questo: per condividere una visione sull’ambiente e sul paesaggio che renda la vita migliore e affronti gli effetti della crisi climatica con strumenti finalmente seri.