Il nuovo ambientalismo è quello che parte da una visione circolare al cui centro c’è la persona, la sua salute e il suo benessere.
Un territorio è una porzione geografica, l’ambiente ne garantisce la vivibilità, il paesaggio ne custodisce l’identità, in Italia spesso mirabile.
I tre ambiti sono legati fra di loro sopratutto se si parla di sicurezza del nostro fragile paese mal predisposto ad affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici come dimostrano le recenti tragedie.

Restaurare e tutelare il paesaggio aiuta la messa in sicurezza del territorio, migliora l’ambiente e non è incompatibile con interventi per la necessaria transizione energetica verso fonti meno inquinanti.

Le polemiche che hanno anche recentemente diviso gli ambientalisti, da una parte i sostenitori di nuovi parchi eolici o di pannelli fotovoltaici anche nei centri storici, e dall’altra i favorevoli a vincoli più stringenti che ne limitino l’uso se non in contesti già compromessi, sono dannose: sono stata Sottosegretario con delega al Paesaggio e ho difeso allora e difendo oggi le Soprintendenze, aumentate numericamente ma povere di risorse e di mezzi moderni.

Ho accolto l’arrivo di Vittorio Sgarbi al Mic con grande speranza: ama il paesaggio, lo conosce e la prima riunione che ha fatto nel suo ruolo è stata proprio sul tema della transizione energetica e della necessità di conciliarla con la tutela del paesaggio. Le proposte delle associazioni ambientaliste sono certamente ricche di spunti utili e costruttivi e sarebbe necessario farne oggetto di un serio confronto con le istituzioni coinvolte.

I Soprintendenti sono oberati di richieste che riguardano territori rurali, agricoli sui quali non esistono vincoli: 500 ettari di pannelli seppur di nuova generazione impiantati nella Tuscia comprometterebbero l’identità di molti dei più significativi paesaggi italiani.

La strada? Un’azione ex ante con pianificazione coordinata tra i ministeri che parta da vere e proprie mappe dei siti idonei (e in Italia sono tantissimi) ma anche di quelli intoccabili. Adeguamento dei piani paesaggistici, commissione permanente come sede di confronto tra il Ministero della Cultura, dell’Ambiente e dell’Agricoltura, con le Regioni per una strategia comune per la gestione del territorio e la condivisione dei criteri. Sono solo alcuni dei passi che permetterebbero di promuovere con uno sguardo lungimirante ma anche attento al patrimonio culturale la necessaria transizione energetica.

Concludo ricordando che oltre 50 anni fa Giulia Maria Crespi, animata dall’amore per l’Italia e le sue bellezze naturalistiche e artistiche, ha fondato il Fai, oggi una straordinaria e solida Fondazione di tutela e gestione di beni storici artistici e naturalistici aperti al pubblico. Quella passione, quell’impegno civile sono più che mai attuali e possono essere la spinta per un “nuovo ambientalismo” che deve unire e non dividere dimostrando anche la capacità di guardare ad esperienze di altri paesi dove l’attenzione al contesto paesaggistico non ha impedito grandi passi verso modelli di sviluppo sostenibili.