Come giustamente dice il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, le rotture in politica sono frequenti ma i danni che questa rottura ha provocato nel modo e nei toni che l’hanno accompagnata sono stati particolarmente gravi.

Non è solo una questione di forma ma di sostanza: lo spettacolo indecoroso offerto a chi ha sempre creduto nella necessità di un polo che potesse essere centrale nella politica italiana di ispirazione liberale ed europeista, ha causato non solo una diffusa delusione in chi aveva aderito ma ha anche alimentato la preoccupazione che in questo nostro paese sia difficile se non impossibile uscire dalla logica di un bipolarismo particolarmente connotato a destra come a sinistra, per riportare i temi della politica a posizioni più moderate e solidamente ancorate all’esperienza e alla competenza.

Perché di questo in realtà si trattava: l’idea di proseguire, riprendendone i temi centrali, l’esperienza dell’agenda Draghi che voleva portare nel dibattito politico un’ottica che potesse contribuire, non certo ostacolare, la costruzione di un paese meno distante dal resto d’Europa.
Quando nel 2013 ho deciso di candidarmi per Scelta Civica, l’ho fatto per gli stessi motivi per i quali molti avevano aderito alla proposta di un partito unico che unisse Azione e ItaliaViva. La speranza che potesse essere utile all’Italia la voce di un partito numericamente non maggioritario ma ricco di competenze e di solidi ancoraggi europeisti. Questo stesso sentimento quando avevo vent’anni, mi aveva portato ad essere una convinta militante del Partito Repubblicano la cui voce contava enormemente nel quadro politico di allora. Ho visto molti accenni ironici alla fine di questa alleanza tra Calenda e Renzi, plausi da parte di chi sperava che naufragasse il cosiddetto “terzo polo”, la tentazione poco sommessa di manifestare una grande soddisfazione per le sconfitte altrui (Shadenfreude, si direbbe efficacemente in tedesco con un termine intraducibile) è spesso irresistibile! Credo però che questa reazione in realtà sia inopportuna e frutto di un’analisi superficiale: l’irruzione del web nel dibattito politico indubbiamente estremizza le posizioni e rischia di portare le forze politiche, per compiacere il proprio elettorato a breve termine verso temi sempre meno equilibrati.

In questo quadro, l’esistenza di una forza moderata d’ispirazione liberale non è certo un danno per il paese: sarebbe forse veramente utile una riflessione seria sul perché in Italia sia così difficile se non impossibile costruirla e solo così i molti errori commessi potrebbero lasciare spazio ad un nuovo percorso che abbia una qualche possibilità di successo.