Ero deputato quando nel 2013 il M5S, forte di uno straordinario risultato che li aveva portati quasi al 24% su scala nazionale, arrivò in Parlamento con un folto gruppo di personaggi il cui iniziale spaesamento per essersi trovati in un luogo tanto imponente, poteva persino suscitare qualche simpatia.

Non c’è voluto molto tempo però, per capire la totale assenza di una linea politica, accompagnata dall’ancor più vistosa assenza di qualunque preparazione sul funzionamento delle istituzioni italiane e come tutto ciò avrebbe causato un danno al Paese di cui ancora oggi subiamo le conseguenze.

Era tra i miei incarichi, come Sottosegretario del Ministero della Cultura, il rapporto con il Parlamento, quindi con le Commissioni parlamentari: due volte alla settimana, sia alla Camera che al Senato, rispondevo alle interrogazioni dei colleghi e toccavo con mano a che punto poteva arrivare l’azione di quel gruppo parlamentare il cui unico scopo era l’insulto, lo smottamento di tutte quelle procedure sulle quali si reggeva la vita parlamentare, la presunzione che comunque chi non era con loro era un nemico del Paese, l’incapacità di capire le priorità e il costante ricorso ad una demagogia riassumibile in tre parole utili ai social; li ricordo telecomandati attraverso i loro iPad mentre contestavano le risposte del governo in materia di cultura nel mio caso, senza mai opporre una tesi che fosse sostenuta da qualche competenza. Mi ricordo la loro arroganza solo favorita dai numeri ottenuti alle elezioni e i lunghi esercizi di pazienza ai quali mi costringevo.

Al di là dell’esperienza personale, è stata quella cultura, se così si può chiamare, oppure solo quel “costume” tuttora diffuso, rovinoso per l’Italia.

Grazie a loro ancora permane l’idea che la competenza sia inutile, l’esperienza pure, che la democrazia sia caos, che la politica sia sinonimo delle istituzioni della Repubblica.

Fabio Fazio ha invitato Beppe Grillo per un ultimo show. Forse ha fatto bene perché ne ha dimostrato finalmente la modestia e la decadenza. Certo, assistendo a quell’intervista e pensando alle macerie che il comico ha lasciato dietro di sé viene da chiedersi:
chi mai pagherà per i danni?